La Fauna

La fauna: gli ospiti rari e preziosi dell'Alta Val Torre.

La varietà delle specie animali è rilevante grazie alla diversità degli ambienti disponibili ed alla posizione strategica del sistema prealpino, che fornisce varie possibilità di convivenza. Le vette più elevate presentano ad esempio habitat favorevoli a specie di tundra, relitte dall'epoca glaciale, quindi amanti di ambienti freddi: salamandra alpina, gallo forcello, marmotta, ermellino, pernice bianca alpina e lepre bianca alpina, che alla fine dell'ultimo periodo glaciale, anzichè spostarsi verso nord, si sono ritirate sulle cime più fresche dei monti.

Rappresentano quindi interessanti adattamenti ai mutamenti climatici, ospiti rari e dunque preziosi. Contemporaneamente si assiste all'ingresso di fauna legata ad ambienti caldi meridionali, sia della penisola balcanica che italiana: lucertola di Horvath, riccio occidentale, lucertola vivipara, gallo cedrone.


Per quanto attiene all'avifauna, la grande varietà e la presenza di alcune specie rare pongono l'area tra le più importanti a livello nazionale ed internazionale. La presenza del Re di Quaglie (Crex crex), la coesistenza di specie di alta quota, rupicole, di ambienti forestali freschi e, per contro, di ambienti mediterranei potrebbero farla rientrare tra le aree GIBA (globally Important Bird Areas: »di importanza mondiale per l'avifauna«). Il Re di Quaglie, specie ovunque minacciata ed a rischio di estinzione, risulta presente nella Valle con circa 45 individui. Si tratta di una specie molto difficile da osservare, ma di cui è possibile udire il canto dalla tarda primavera all'estate. Frequenta i pascoli ed i prati più folti, ad altitudini variabili: per quanto riguarda l'area, esemplari sono stati segnalati nella zona di Passo Tanamea e Tanataviele. I fitti boschi accolgono poi una ricca varietà di avifauna di tipo anche montano (picchio muraiolo, spioncello, fringuello alpino, gracchio alpino).


Tra gli uccelli di grande importanza ecologica, ci sono la pernice bianca, che frequenta zone rocciose aperte, sui fianchi delle montagne; il gallo forcello, nelle foreste e nei cespuglieti alpini; il gallo cedrone, soprattutto nei boschi di conifere a quote abbastanza elevate ed il francolino di monte, anch'esso abitatore delle foreste, i quali occupano tutti habitat abbastanza impervi e perciò difficili da avvistare.


L'aquila reale è presente sulle Prealpi Giulie con alcune coppie, ma molti altri sono i rapaci presenti, sia diurni che notturni: gheppio, poiana, sparviere, civettta capogrosso, gufo reale. Rilevante è la frequenza con cui si avvistano i grifoni, anche perchè la zona si trova lungo la rotta migratoria che questi uccelli seguono tra il Quarnero (Croazia) e gli Alti Tauri.

I grandi predatori

La conformazione e la posizione geografica dell'Alta Val Torre costituiscono ciò che si definisce un »corridoio biologico«, cioè una zona di passaggio che la fauna utilizza per gli spostamenti di lunghe distanze. La disposizione delle incisioni vallive ed il fatto che siano scarsamente disturbate fa sì che gli animali possano spostarsi in esse agevolmente e senza essere, quasi mai, impediti od ostacolati.

La grande naturalità delle foreste della vicina Slovenia si rivela in questo fondamentale. Infatti, dopo secoli di persecuzioni anche i cosidetti grandi predatori stanno tornando su queste montagne. Orso bruno, lupo e lince sono le specie maggiormente coinvolte e godono di una particolare attenzione da parte dei faunisti.

Il lupo è presente in Slovenia con qualche decina di capi, dei quali occasionalmente alcuni varcano il confine. L'orso è stato censito nell'Alta Val Torre con discreta regolarità dal 1968; anche recentemente sono stati avvistati alcuni esemplari ed i segni del loro spostamento lungo la Valle  del Torrente Venzonassa oppure, scendendo verso sud lungo il Torre, nella Valle del Vedronza. La lince compie saltuarie incursioni in queste zone ed è stato possibile osservarne la presenza e rinvenire i resti delle sue prede anche di recente.
L'importanza biologica dei grandi predatori è data dal fatto che, ponendosi ai vertici della catena alimentare, testimoniano il buon equilibrio dell'ecosistema e mantengono tale equilibrio esercitando una selezione delle prede. Sono inoltre considerati »indicatori biologici«, poichè la loro presenza testimonia buone condizioni ambientali. Peraltro la consapevolezza dell'opportunità che questi animali hanno di tornare tra i nostri monti non deve spaventare assolutamente gli escursionisti, in quanto gli incontri ravvicinati sono praticamente impossibili. E' invece possibile ricercare le tracce del loro passaggio ed apprezzarne quindi la presenza in modo indiretto.

Alquanto elusivo è anche il gatto selvatico: le pendici scoscese della catena dei Musi ne accolgono una consistente popolazione, mentre in altre zone del Friuli, dove pure è presente, è alquanto raro.

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